IL BANCO DEI PEGNI ULTIMA SPIAGGIA DELL’ITALIA IN CRISI

E’ del Sole 24 Ore del 20 febbraio 2017 l’inchiesta relativa al giro d’affari del settore del pegno che sfiora allo stato attuale gli 800 milioni di euro. Il dato rilevante che emerge da una prima analisi del settore, da un lato evidenzia una crescita esponenziale, dall'altro individua i beni che vanno a costituire oggetto del pegno: oro gioielli e orologi di valore. A differenza del prestito personale che viene concesso in base al merito di credito del richiedente, il finanziamento su pegno è basato esclusivamente sul valore dell’oggetto che viene lasciato in garanzia. La polizza al portatore emessa dall'ente creditizio, permetterà al cliente di riscattare il bene impegnato al termine del periodo stabilito. Il prestito può arrivare fino a quattro quinti del valore dell’oggetto del pegno ed è determinato con una perizia da parte della banca o dell’agenzia del pegno. Il finanziamento, a cui si applica un tasso d’interesse che può variare dal 10 al 16 per cento, può avere una durata dai sei mesi ai tre anni, rinnovabili fino ad altre cinque volte. Al termine del periodo concordato, il cliente può decidere di riscattare il bene posto in pegno, o lasciarlo all'ente creditizio che lo destinerà all'asta. Se dalla vendita il ricavato ottenuto sarà superiore al finanziamento erogato, al cliente verrà data la differenza, somma che dovrà riscuotere entro cinque anni. Dall'articolo in commento emerge un altro dato significativo: solo tredici banche concedono a livello nazionale prestito su pegno. Pertanto, questa nicchia di mercato costituisce oggi una preziosa strada percorribile da quei soggetti che, tramite specifica (e più semplificata) richiesta autorizzativa a Banca d'Italia potrebbero trovare, incoraggiati da adempimenti strutturali più snelli, sviluppi operativi ed economici vantaggiosi.